lunedì 7 febbraio 2011

Fotografia & Società 2° Parte

Prosegue in questo racconto per immagini sul rapporto tra fotografia e società un altro aspetto del contributo alla comprensione dei cambiamenti intervenuti tra Ottocento e Novecento: l'irrompere della gioventù e dei suoi miti, l'orientalismo, la ricostruzione della memoria più antica della cività occidentale, la guerra mondiale e i suoi effetti sulla persona.
6-1911-Gruppo di collegiali-Anonimo-stampa da un negativo su lastra all'argento
La fotografia non solo celebra il mito della giovinezza all'inizio del Ventesimo secolo, ma è anche un buon esempio di istantanea: è il nuovo modo di fotografare che si afferma e sostituisce la fotografia di stile ottocentesco. Con il diffondersi di macchine più maneggevoli e versatili è possibile fissare momenti di vita e documentare modi di essere e di vestire che fanno ormai parte della storia del costume. Si viene affermando così, l'autonomia della fotografia nel campo dell'arte. L'esercizio di ginnastica alla sbarra, il gilè, la paglietta su capo dei ragazzi fotografati da un loro coetaneo, evocano un mondo in cui le giovani generazioni diventano per la prima volta protagoniste nelle civiltà europee. Si afferma in questi anni il mito della giovinezza, ma al di là di immagini apparentemente tranquillizzanti, si agitano tra i giovani inquietudini che una nuova cultura sta cercando di far emergere in superficie. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, per coloro che avevano un’età compresa tra i diciotto e i trent’anni e conobbero il combattimento al fronte, si parlerà di "generazione perduta". Forse anche questi ragazzi che si esercitano in una bella giornata di sole, vivranno l'esperienza della trincea.

7-1870-1875-Ragazza fotografata in studio  Saigon-StudioPun-Lun-Stampa all'albumina
La fotografia offre la possibilità di gettare lo sguardo su mondi lontani; per gli europei è possibile vedere persone appartenenti a razze diverse da quella bianca e apprendere così usi e costumi nuovi. Insieme all'orientalismo nasce uno stile fotografico che cataloga i soggetti al fine, anche,di erigere barriere tra le diversità razziali. Al seguito delle conquiste coloniali, giungono i fotografi che impiantano i loro studi in città lontane, misteriose e sino ad ora conosciute solo da pochissimi viaggiatori. Ma insieme ai fotografi europei nascono anche studi fotografici di proprietà di indigeni che imparano il nuovo mestiere di fabbricare il ritratto della gente in milioni di copie. L'immagine di questa ragazza vietnamita fa parte di un fondo di fotografie eseguito all'epoca della conquista dell'Indocina da parte dei francesi. Molto spesso queste fotografie vengono riprodotte attraverso la tecnica litografica sulle riviste europee, le gravures contribuiscono ad allargare gli orizzonti ed ad unificare i popoli del pianeta: è un processo culturale che non si è mai fermato.

8-1889-Donna in costume da orientale--Anonimo-
                              Stampa all'albumina
Apprendiamo da un altra fotografia in cui questa signora è ripresta in primo piano, contenuta, come questa, in un  album di provenienza svizzera, che il suo nome era Denis Arborio Gattinara; venne fotografata a Lucerna il 9 agosto 1889. E' probabile che la fotografia in cui  vediamo Denis in costume orientale, sia stata eseguita nella stessa occasione. Non sappiamo chi sia questa signora, forse un'attrice oppure una cantante. Certamente era una donna che frequentava un certo mondo in cui iniziava non solo a prendere forza la moda dei viaggi verso terre lontane, ad esempio l'Egitto, ma anche di lasciarsi ritrarre abbigliati con costumi diversi da quelli europei. Strettamente collegato all'espansione coloniale e all'arrivo in occidente dell'immagine di popoli soggetti alla dominazione europea, l'orientalismo in fotografia rappresentò anche un tentativo di comprendere cosa c'era al di fuori dell'Europa. Nel momento stesso in cui eserciti e mercanti bianchi conquistavano, e in modo rapidissimo, i tre quarti del globo, attraverso la fotografia i popoli dominati estendevano una certa influenza culturale sui dominatori.

9-1889-Nonna e nipotina accanto all'arcolaio--Anonimo
                                  -Albumina
Questa immagine proveniente dallo stesso album della N° 8, introduce un tema molto importante nella storia della fotografia. Qui non si tratta soltanto di un ritratto in cui compaiono due generazioni, ma c'è anche il tentativo, in questo caso riuscito, di tramandare la memoria di un lavoro da sempre appannaggio delle donne e all'origine di alcuni miti dell'antichità. Il lavoro della filatura all'arcolaio è mostrato attraverso lo strumento messo ben in primo piano, è la donna anziana che passa alla bambina una memoria storica della condizione femminile ed anche della sua vita. La fotografia ha svolto un ruolo fondamentale negli studi sulla memoria collettiva, e non solo in quanto mezzo per la conservazione di eventi pubblici e privati, ma anche perché ha trasmesso sino ai nostri giorni l'immagine di oggetti di cui si sarebbe irrimediabilmente persa la memoria. Il lavoro e la ricerca sulla memoria a livello universitario si affermano nel Novecento, con la scuola francese della rivista Les Annales diretta da Marc Bloch e Henri Lefevbre. L'immagine e quella fotografica in particolare, ha trovato in questo lavoro di ricerca vasta applicazione.

10-1916/17-Tre soldati francesi fotografati
                                              in un ospedale di Lione-Anonimo-
                                              Stampa al bromuro d'argento
Questa fotografia eseguita da un medico e contenuta in un album che documenta la permanenza di soldati feriti e mutilati in uno dei grandi ospedali militari di Lione, forse si tratta dell’ Hotel Dieu, esprime il lato oscuro dell'immagine fotografica: l’esplicitarsi, senza mezzi termini, della sofferenza. La guerra, e la Prima Guerra Mondiale in particolare, fu il grande motore per cui la fotografia si affermò per testimoniare la verità. In questa immagine così cruda, non c'è alcun autocompiacimento; i tre giovani hanno perso una gamba ed hanno sul petto le medaglie che si sono conquistati al prezzo di una mutilazione nel loro corpo. La verità delle ferite, delle medaglie, dei volti che ci guardano diretti, sono un'accusa verso ogni guerra. Li vediamo in carne ed ossa; la sofferenza della guerra non è più rappresentata attraverso l'elaborazione intellettuale del pittore o del disegnatore che deve raccontare l'avvenimento bellico per un pubblico di lettori affamato di notizie. La verità è sotto i nostri occhi, con queste mani poggiate sulle spalle per sostenersi l'un l'altro nella vita che verrà e in cui bisognerà affrontare un'altra guerra: quella per sopravvivere. Questa immagine è anche la testimonianza di un sentimento profondo che legò fra loro i soldati di tutte le nazioni che avevano combattuto sui campi di battaglia europei tra il 1914 e il 1918.


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