venerdì 28 gennaio 2011

La fotografia spontanea Presentazione

Immaginiamo un coppia di fidanzati che si recano per una vacanza a New York, è il settembre del 2001.
Il giorno 10 fidanzati si recano al World Trade Center e al termine della visita vanno in un punto panoramico e chiedono ad un loro amico di fotografarli con le torri gemelle alle loro spalle. Il giorno dopo avviene l’attacco terroristico e le due torri vengono distrutte. La fotografia eseguita il 10, di per se molto banale, con la coppia che si tiene abbracciata e sullo sfondo un panorama di architettura urbana, acquista una valenza di documento perché diviene il ricordo per un avvenimento storico. Chi si è fatto fotografare o ha fotografato, conserverà quella fotografia e riguardandola potrà dire di esser stato uno degli ultimi ad aver fissato con la propria macchina fotografica un simbolo abbattuto. Potrà, e quasi sicuramente lo farà, pensare che è stato molto fortunato: e se avesse visitato le torri l’11?
La fotografia spontanea utilizzata come documento, diventa uno dei tanti tasselli che contribuiscono a ricostruire l’immagine di qualcosa che è entrato nella storia.
Sin dalle origini la fotografia ha assolto a questo compito: un paesaggio, un volto, l’abito delle persone e l’avvenimento sono stati fissati per sempre e l’intenzione dell’atto fotografico non era volto immediatamente a conservare per il futuro qualcosa di fissato in un dato momento. Non sempre eseguendo una fotografia, ci si è posti il problema di come e quando cambierà un determinato paesaggio, di come e quando invecchierà una persona, di quale considerazione verrà fatta sull’abito della propria madre, sorella , fidanzata e moglie.
La fotografia spontanea sembra priva di progetto. L’unico possibile, è quello di catturare per se e soltanto per se, spezzoni di vita che, rivisti alla distanza di anni, rivelano aspetti di memoria e contribuiscono alla microstoria, una famiglia, o di una storia più grande, ad esempio la città in cui si vive, la New York del giorno prima dell’11 settembre. Questi due elementi sono racchiusi spesso nella stessa fotografia: i fidanzati e le torri. Un’immagine eseguita in Italia durante il fascismo e in cui sono ritratti i componenti della Casa del Fascio di Giardini di Naxos, presso Taormina, comprende nel gruppo un uomo in divisa e con tra le dita una sigaretta che guarda un bambino vestito da figlio della lupa, anzi sembra che gli dica di guardare verso la macchina fotografica. Il bambino avrà tre o quattro anni e china il capo, sembra vergognarsi, oppure è intimidito dalla presenza di chi lo sta apostrofando. Sono padre e figlio. Questa fotografia contiene in se elementi di storia generale, il fascismo, e storia famigliare, un padre e un figlio ripresi in un momento della loro vita.
Componenti della Casa del fascio di Giardini di Naxos
fine degli anni Trenta
archivio famigliare di Stefano Viaggio
L'intenzione è quella di individuare in una serie di fotografie spontanee elementi che possano essere di aiuto per ricostruire la storia di un luogo, di un gruppo di persone, di un ambiente sociale. Cercheremo di farlo partendo dalla fotografia, dal suo specifico fotografico che contiene al suo interno più tracce, più livelli. L'individuazione di queste tracce e di questi livelli consentirà di dare a ogni singola fotografia lo status di documento che lo stacca dalla funzione di semplice ricordo personale e lo fa entrare nel più complesso universo di immagini che oggi costituiscono un universo culturale insostituibile per l'uomo contemporaneo.