mercoledì 16 febbraio 2011

Fotografia & Società 4° parte

16-Il risveglio di una prostituta-B.K. Editore-Albumina
Il commercio di fotografie erotiche e pornografiche si diffonde sin dall'epoca del dagherrotipo. E' un mercato assai fiorente e questa stereoscopia fa parte di una serie che racconta le giornate di una prostituta d'alto bordo nella Parigi di fine Ottocento, capitale delle arti, ma anche della trasgressione. Si tratta di un'immagine in fin dei conti molto pudica, ben altro è in circolazione. Fotografie di questo tipo sono anche una fonte di lavoro per tante ragazze provenienti dalla campagna o dai quartieri poveri della città che mettono il loro corpo a disposizione dei fotografi. Il risveglio della prostituta avviene in una stanza ben arredata e dotata di tutti i confort dell'epoca. I limiti tecnici della fotografia di quel tempo non permettevano di entrare nei bordelli e riprendere la verità della prostituzione. Nonostante tutto, queste fotografie sono anche la testimonianza di una condizione femminile e nell'immagine della donna seduta mentre si acconcia i capelli, c'è un intento vagamente artistico, con quel braccio nudo e il seno che appena s'intravede, mentre la veste scende quasi a scoprire il corpo. L'immagine stimola la fantasia di un pubblico maschile che sfoga la repressione sessuale o con l'amore a buon mercato o con una visione purgata dal sesso.

17-1904-The Ge. Sherman and its visitors
Stereoscopic Anerican Company-Bromuro d'argento
Eseguita forse in occasione di un concorso, la fotografia mostra i protagonisti di una storia che ancora non si è conclusa: donne e uomini riunititi per fotografare una grande sequoia a cui è stato dato il nome di un generale della Guerra Civile Americana. In questa immagine si celebrano la fotografia stessa, attraverso le ingombranti macchine a lastra poste ben in primo piano davanti al gruppo, e la natura, protetta nei grandi parchi nazionali, nati anche in seguito a spedizioni fotografiche per esplorare terre sconosciute. Con la fotografia si forma l'immagine degli Stati Uniti d'America; man mano avanza tra i popoli del pianeta l'idea di una nazione fatta di metropoli di gran lunga più moderne di quelle europee, di grandi macchine per produrre beni di consumo sempre più alla portata di tutti e di sconfinati spazi naturali. Tutto in America è fotografabile e fotografico. Questo gruppo, fotografato da R.Y.Young per conto di una ditta che produce stereoscopie da vendere in tutto il mondo, coglie, nel confronto tra le figure umane e la dimensione della sequoia, la forza della natura nel Nuovo Mondo.
18-1875-1880-Parigi, Avenue de l'Operà-
Compagnie Photographique Debitte & Hervé-Albumina
 
Si potrebbe scrivere un'intera storia della fotografia dedicata soltanto a Parigi. A Parigi vengono eseguite le primissime riproduzioni analogiche della vita in una grande metropoli, a Parigi si organizzano gli studi dei fotografi che segneranno i momenti decisivi di questo nuovo media. Valgano per tutti i nomi di Nadar e Disderi. La città per un fotografo è il luogo in cui si assommano gli aspetti visibili della modernità nel secolo XIX°: i larghi viali, i ponti di ferro, i mercati, i luoghi dove la borghesia trionfante dopo la sconfitta della rivoluzione del 1848, esercita il potere reale. E la città è un luogo brulicante di vita. La fotografia, con i suoi limiti tecnici non riesce sempre a fermare questo movimento incessante: spesso uomini e cose risultano solo ombre sulla lastra fotografica; le lunghe esposizioni rendono i grandi spazi deserti. Questa fotografia potrebbe esser stata realizzata dopo l'opera di restauro della città, seguita alle distruzioni della guerra civile al tempo della Comune di Parigi e dei bombardamenti prussiani durante l'assedio del 1871. Il fondo fotografico della Compagnie Debitte & Hervé comprende però un'immagine del palazzo delle Tuilleries, completamente distrutto dagli incendi appiccati dai Comunardi come ritorsione alle fucilazioni di massa compiute dall'esercito del governo di Versailles. Questo fatto potrebbe far pensare che alcune fotografie siano state eseguite prima del 1871. Nel nostro caso l'immagine dell'Avenue de l'Operà mostra una città moderna in cui s'intuisce un traffico intenso: l'effetto  prospettico che pone il grande palazzo dell'Operà al centro dell'inquadratura, contribuisce a rafforzare l'idea che Parigi è il centro di un mondo in cui il progresso è inarrestabile.

19-25 luglio 1866- Friburgo, Viadotto di Grandfey-Anonimo-Albumina
 La seconda rivoluzione industriale è celebrata attraverso l'immagine fotografica che mostra le grandi strutture in ferro costruite dagli uomini per far correre i treni, superare gli ostacoli naturali e accorciare le distanze. Giulio Verne, secondo lo storico Eric Hobsbawm, non avrebbe potuto scrivere "Il giro del mondo in 80 giorni" senza la realizzazione, nella seconda metà dell'Ottocento, di una rete ferroviaria, telegrafica e navale in grado di compiere il giro del mondo in un tempo così breve per quell’epoca. Il ferro è il simbolo e il segno reale della forza di una nazione e del suo progresso civile. Questa fotografia che reca sul retro la data 1866, venne eseguita dieci anni dopo l’incarico affidato all'ingegner L. Blotnitzki del progetto di un viadotto da parte del Comitato per le ferrovie della città di Friburgo. Vennero presentati tre progetti, vinse quello che consentiva un risparmio del 10%, con un costo complessivo valutato attorno ai 2.185.500 franchi. Alla gara d'appalto parteciparono sei industrie, vinse la Schneider & Cie di Creusot, uno dei grandi colossi industriali dell'epoca. L'aspetto attuale del ponte è molto diverso, ma all'epoca della  costruzione, i piloni di ferro che sostengono la ferrovia furono un'opera di grande impatto visivo. Questa fotografia fa parte di un gruppo di riproduzioni fotografiche acquistate da un ignoto turista che volle accludere una delle meraviglie del progresso accanto ai monumenti storici incontrati nel corso delle sue vacanze. L'inquadratura coglie in pieno la forza della costruzione lanciata verso il cielo per superare l'ostacolo del fiume Sarine e far passare il treno che avrebbe ridotto le distanze e portato la luce della civiltà in mondi la cui vita era rimasta immutata per secoli.

20-1861-Ritratto di Victor Hugo-St. Dusacq & Cie
-Bruxelles-Albumina
Questo ritratto formato carte de visite di Victor Hugo venne eseguito a poca distanza da un altro in formato stereoscopico, firmato Edmond Bacot. Bacot aveva stretto legami d'amicizia con la famiglia Hugo al tempo dell'esilio a Guernesey. Rispetto a quello di Bacot, questo appare certamente di qualità inferiore: si noti il panno caduto dietro la sedia che disturba l'inquadratura e il fondale molto rudimentale. La diffusione dalla propria immagine da parte di scrittori e artisti divenne, dopo l'invenzione della fotografia, un affare commerciale che coinvolse fotografi ed editori. Stupisce che un personaggio come Victor Hugo, proscritto dalla Francia per la sua opposizione al regime illiberale instaurato da Luigi Buonaparte dopo il 1852, abbia potuto accettare una ripresa così mediocre. Forse su Hugo influirono considerazioni di tipo economico nella diffusione della sua immagine da parte di un editore di Bruxelles. Nel 2004 un libro di Calude Malécot ha scandagliato i rapporti tra George Sand e Nadar a proposito della più famosa fotografia della scrittrice che subì un forte ritocco. All'epoca in cui venne eseguito il ritratto, George Sand era in età già avanzata e la pubblicazione dell'originale non avrebbe certo contribuito alla fortuna della sua popolarità. Con la diffusione di ritratti fotografici di artisti e uomini politici, iniziava quella politica dell'immagine che nel Ventesimo secolo ha assunto aspetti totalizzanti. Il ritratto di Victor Hugo pubblicato a Bruxelles, tutto sommato sembra più corrispondente alla realtà della condizione dello scrittore: un intellettuale che il potere della nuova borghesia trionfante voleva mettere in una angolo, una voce libera e democratica che per il momento era esclusa dalla Francia.

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